IL CAMBIAMENTO, QUANTA FATICA!
Il #cambiamento è sempre un tema molto dibattuto e mediamente poco accettato.
Benché sia universalmente riconosciuto che, tra le poche certezze che abbiamo nella vita, c’è la consapevolezza che tutto è destinato a cambiare, lo combattiamo. A volte con tale forza da rimanere senza energie. E’ come se, per ogni cambiamento (non desiderato), avessimo bisogno di elaborare il lutto, digerire che un capitolo si è chiuso.
GLI STATI EMOTIVI DEL CAMBIAMENTO
Rispetto al cambiamento, ho osservato (e poi trovato conforto in diversi studi e teorie) che normalmente attraversiamo degli stati emotivi che seguono queste fasi.
“IN MY PLACE”: è quel momento, fase o luogo in cui siamo appagati, sentiamo che siamo nel posto giusto, non troviamo ragione per cambiare, ignoriamo i segnali deboli che ci dovrebbero ricordare che tutto è mutevole e siamo totalmente concentrati nel presente.
A seconda degli ambiti della vita, le sensazioni associate sono diverse. Ci può essere energia, pace, motivazione, slancio, equilibrio, etc. Sono tutte sensazioni di benessere e c’è una grande presenza di energia vitale. Le esperienze positive che viviamo in questa diventano ricordi a cui rimaniamo attaccati anche nel futuro.
“WIND of CHANGE”: il cambiamento fa capolino. Può essere così lento e graduale da accorgercene solo dopo molto anni, ci guardiamo indietro e scopriamo, per esempio, che il nostro lavoro non ci motiva come in passato. Oppure può avvenire all’improvviso: nel giro di pochi giorni o settimane, nulla è piu come prima. La pandemia ci ha reso freschi di questa esperienza e siamo ben lontani dall’aver capito quali saranno le reali conseguenze di questo evento. In questa fase, il nostro atteggiamento è di resistenza, facciamo finta che non stia accadendo nulla o che sia un fenomeno passeggero. (Vi dicono niente quelli che minimizzano il COVID ostentando spavalderia e leggerezza nell’uso della mascherina?).
“STUCK IN A MOMENT (You can’t get out of)”: è la fase più faticosa, quella in cui prendiamo consapevolezza che il passato non tornerà, che un cambiamento è necessario. Questa fase, come la precedente, può durare anni. Si può anche non uscirne mai. E’ una fase difficile perché non riusciamo a trovare un senso in quello che facciamo, giriamo a vuoto, non funzioniamo al meglio proprio come una macchina con le batterie scariche. Siamo bloccati nella speranza che ci accada qualcosa di risolutivo. La confusione regna sovrana perché nessuna idea o soluzione sembra quella giusta, ci può mancare il coraggio di cambiare perché temiamo di perdere tutto.
“HERE COMES THE SUN”: al buio che caratterizza le 2 fasi precedenti può seguire la fase generativa, quella in cui si riesce a vivere la nuova situazione come se fosse una fortuna, a focalizzarsi su ciò che si guadagna e non su ciò che si perde. Non si tratta affatto di una casualità ma di ciò che accade quando accettiamo il cambiamento. Questo passaggio accende la nostra mente e la predispone a ricercare una soluzione. Per maturare questo atteggiamento, gioca un ruolo molto importante la considerazione che si ha di sè: quanto più crederemo di avere le risorse e le capacità per gestire il nuovo, tanto più riusciremo ad entrare rapidamente in questa fase.
COME ALLENARSI AL CAMBIAMENTO
Questa capacità di accettare il cambiamento rapidamente e trasformarlo in un occasione di crescita, si può apprendere ed allenare fino a farla diventare quasi un automatismo. Come?
- E’ necessario abituarsi a mettersi in gioco in situazioni al di fuori dalla propria area di comfort. A volte bastano piccole attività come sperimentare sport nuovi, frequentare ambienti diversi, proporsi per la guida o la partecipazione a progetti non strettamente legati alla nostra aree di competenza.
Ricordo perfettamente la prima volta che ho lasciato la mia città natale. E’ stata una scelta difficilissima. Quando successivamente ho dovuto prendere lo stesso tipo di decisione, è stato molto più semplice: avevo imparato che affrontare qualcosa di nuovo era un po’ impegnativo all’inizio, ma mi avrebbe arricchito molto di più partire che restare. - Prestare attenzione al lato positivo di tutto ciò che ci accade. Quante volte incontriamo persone che non ci ispirano, con cui non riusciamo a sintonizzarci, che facciamo fatica a stimare. Queste persone ci offrono una grande opportunità: quella di allenarci a scoprire cosa riusciamo ad apprezzare di loro. Non vuol dire stravolgere il nostro punto di vista ma imparare a riconoscere che, benché diverse da noi, sappiamo vedere le loro qualità.
- Cercare soluzioni, non recriminazioni è l’altra attitudine da sviluppare. Ogni giorno ci capitano imprevisti che ci possono irritare, provocare reazioni negative. Questo dipende dal fatto che rimaniamo concentrati su cosa è andato storto. L’altra possibilità è ragionare su chi/cosa ci può aiutare a trovare una soluzione. Questo approccio ci fa risparmiare energia e ci allena a sbloccare il cervello quando ci capita qualcosa (un cambiamento per esempio) spiacevole.